Faenza, 21-12-2024
Riccardo Isola – Il post Covid e alluvioni ma soprattutto una situazione economica generale non certo brillante, sono i fattori principali che non alleggeriscono, ma anzi peggiorano, la pressione sociale delle famiglie. Ma c’è chi, da anni, è in prima linea contro questa battaglia alla povertà. Metafora che oggi diventa quanto mai attuale, visti i venti di guerra che spirano in giro per il mondo, ma che diventa anche un conflitto «senza armi» continuo, quotidiano e in costante crescita anche nel cuore dell’Italia, dell’Emilia-Romagna e di Faenza. Lo testimonia Luca Venturi che, assieme alla moglie Camilla Marangon, dal 2017 hanno dato vita alla Piccola Betlemme. Un punto di riferimento per chi si trova ad attraversare momenti di difficoltà, economica e non solo, temporanei o strutturali.
Pasti caldi, belle parole, relazionalità e aiuto sono i regali che questa associazione, senza mai fermarsi, continua a elargire a quella parte di società, o meglio «famiglia» come amano chiamarla i volontari, che altrimenti non avrebbe risposte concrete e continue dal sistema istituzionale. Dei veri e propri «Angeli della tavola» che «fin dalla nostra nascita – ricorda il medico-ideatore – siamo scesi in campo per dare il nostro contributo. Lo abbiamo fatto nel modo che sappiamo fare: offrire e preparare pasti caldi a chiunque arrivvi chiedendo aiuto». Impossibile fare una stima esatta delle persone e famiglie accompagnate e supportate in questi sette anni. «parliamo di decine di migliaia di pasti e materiale per alimentarsi, pulire casa e la propria persona».
Uno sforzo immane, sia dal punto di vista dell’impegno quotidiano sia per l’approvvigionamento del materiale. Una sfida che Venturi però sottolinea sia stata e sia vinta «grazie a una sensibilità straordinaria e trasversale. Materiale che ci viene regalato da negozi e aziende, che ci viene portato da persone in modo volontario, che stocchiamo ogni giorno grazie alla sensibilità di grandi marchi della Gdo o di grandi aziende, e per fortuna non solo locali, che dimostrano come la solidarietà non sia solo un capitolo da evidenziare nei Bilanci sociali ma impegno e costanza quotidiana. Infine – chiude Venturi per questo ambito – il ringraziamento va anche e soprattutto alle decine di volontari che hanno deciso di metterci la faccia e l’impegno per aiutare il prossimo».
Per quanto riguarda questo periodo di Natale, fatto per i tanti di abbondanza, regali, pranzi e cene «La Piccola Betlemme» non si sottrae al suo impegno. Anche perché si parla in totale di diverse centinaia di persone. «Al di là del giorno di Natale, in cui per i bambini, ne abbiamo quasi un centinaio che frequentano assieme alle famiglie la nostra realtà, sarà presente anche Babbo Natale, saremo praticamente sempre aperti. Per quanto riguarda l’ultimo dell’anno non faremo il veglione ma saremo aperti a pranzo. Stessa cosa dovrebbe succedere il 1 gennaio 2025. La fame – chiude Venturi – non festeggia».
Sullo stato dell’arte della situazione odierna l’attività nella sede di via Leonardo Da Vinci vede per l’area della ristorazione il 35/40% di frequentazione di origini italiane e faentine il resto sono stranieri, la maggior parte proveniente dai paesi del nord Africa, Albania e Afghanistan. Per quanto riguarda l’Emporio cala la percentuale di frequentazione italiana e faentina, si arriva all’8/10% tra cui ci sono ancora «diversi nuclei di persone che hanno subito le alluvioni devastanti – rimarca il fondatore dell’associazione – e che ancora non solo non sono riuscite a prendere possesso della propria casa ma fanno fatica ad avvicinarsi a una normalità di sussistenza.
Una situazione veramente emergenziale e che lascia senza parole». Intanto si preparano anche le novità per il 2025. «Abbiamo diversi progetti in mente e in campo. In primis quello di riuscire ad allargare l’area ristorante, oggi capaci di ospitare fino a un massimo di 35/40 persone, con la possibilità di chiudere una parte del porticato esterno aumentando i posti a sedere e al caldo arrivando fino a 70 unità a disposizione. Inoltre stiamo ragionando con una realtà lombarda per riuscire a creare l’opportunità di far avere occhiali da vista alle persone che frequentano la Piccola Betlemme ma non se li possono permettere».